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Monthly Archives: settembre 2018

Come la pioggia

Sulle montagne artiche. “Il pastore d’Islanda” di G. Gunnarsson

Gunnar Gunnarsson, Il pastore d’Islanda, Iperborea, Milano, 2016 (prima edizione) Recensione di Chiara Rantini Il pastore d’Islanda è un racconto lungo in cui si narrano le vicende di Benedikt, un uomo di 54 anni che, ormai da 27 anni, all’inizio di ogni inverno, nel periodo dell’Avvento, lascia la costa islandese dove abita per addentrarsi sugli […]

Boris Borisovič Ryžij. L’ultimo poeta sovietico e il primo di nuova generazione

di Chiara Rantini Quest’anno ricorre il ventennale della morte del poeta russo Boris Borisovič Ryžij. Molto conosciuto in patria, in Europa e soprattutto in Italia, è noto solo agli addetti ai lavori e a chi s’interessa di letteratura russa contemporanea. Poeta di un’epoca di transizione, resta ai margini proprio perché difficilmente inquadrabile in un movimento […]

“Qualcuno si ricorderà di noi”, un testo teatrale di Alessia Pizzi

Alessia Pizzi, Qualcuno si ricorderà di noi, testo teatrale, Fusibilia Libri, 2020 Ispirandosi all’antichità greca, Alessia Pizzi ci conduce in una pièce di un solo atto a colloquio con tre poetesse di età ellenistica: Erinna, Anite e Nosside. Vittime di un ingiustificato oblio, l’autrice compie la lodevole operazione di portare all’attenzione dei lettori la loro […]

Stefano Fortelli e la dark-poetry

INTERVISTA a cura di Chiara Rantini Chi è Stefano Fortelli? Quando ha avuto inizio la passione per la scrittura e perché? Ammesso che Stefano Fortelli esista, oggi è in larga parte la personalità che si evince dai suoi scritti. Ho cominciato a scrivere circa sette anni fa, ma non mi sento appassionato di scrittura più […]

COCCI DI BOTTIGLIA, silloge di Benedetto Ghielmi

Benedetto Ghielmi, Cocci di bottiglia, 2000diciassette ed., 2020 Cocci di bottiglia è la prima raccolta poetica di Benedetto Ghielmi, autore molto attivo nel panorama degli scrittori emergenti. Già dal titolo, si ha la sensazione di entrare in un mondo frantumato dove però, l’intenzione del poeta è quella di ricomporre ciò che è andato in pezzi. […]

Poesia e vita

Poesia e vita è il componimento che apre la silloge di “Un paradiso per Icaro”. Costituisce l’incipit della prima delle tre sezioni, Partenze, in cui è diviso il libro. In essa è presente uno dei temi più importanti della silloge: il rapporto tra la vita e la  poiesis intesa come atto creativo.

Poesia e vita

La vita è respiro

dell’anima la parola;

vapore

che esce di bocca.

Nelle notti d’inverno

umida condensa,

bagna, scivola

nei solchi

dell’interiorità.

Sanscrito atman

privo di confine

fuori, dentro

per contatto libero,

tra rovi di mano

e corolle

rivolte al cielo

Un paradiso per Icaro

UN PARADISO PER ICARO

NEWS!!!

Settembre 2018: È stata pubblicata da Ensemble edizioni la mia silloge poetica

UN PARADISO PER ICARO

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UNO SGUARDO AI PROTAGONISTI: Lena e Janis

 

I protagonisti del romanzo sono Lena, una ragazza di circa vent’anni e Janis, un uomo più grande di lei ma ancora giovane. Quasi tutta la vicenda ruota intorno a loro e sarebbe impossibile descrivere gli altri personaggi senza prima aver conosciuto questa coppia.

Per descriverli, ho scelto di avvalermi di un’immagine. Si tratta dell’opera di una pittrice inglese contemporanea M. Kreyn, dal titolo “Alone together”.

Raffigura una donna dal volto sofferente che tiene una mano tra i capelli dell’amato. Lui ha il capo reclinato e nasconde il viso tra il collo e la spalla dell’amata. Ha un’espressione di dolore infantile e sembra cercare protezione e comprensione. La donna invece, pur trattenendolo a sé, non guarda verso il suo uomo. Gli occhi fissano un punto lontano, qualcosa che si perde in un altro mondo, un mondo che solo lei conosce. Il braccio teso che regge la testa dell’uomo sembra essere il simbolo dell’attaccamento alla contingenza, lo sguardo che vaga in lontananze siderali, il simbolo della speranza in una diversa realtà. Del volto dell’amato non si vede molto: gli occhi sono chiusi, la mascella è contratta nella morsa della sofferenza ma il resto del corpo sembra abbandonarsi al sostegno che offrono le membra della donna.

Credo non esista immagine migliore per descrivere il legame tra Lena e Janis. Bisogno di protezione, dolore, incomprensione, distanza, speranza sono elementi che caratterizzano la loro vicenda fin dal primo incontro.

Lena, capelli scuri e occhi tesi verso il futuro, vorrebbe lasciarsi alle spalle un passato familiare opprimente e povero di affetto ma, per la sua giovane età, è ancora molto insicura. La pittura, che pratica come pura arte di evasione da una realtà dolorosa, è per lei un sostegno e un punto di riferimento nella ricerca della propria identità. E tuttavia sa che non può vivere solo per l’arte. Dentro l’anima sente una forza incontenibile, quasi traboccante, che la spinge a entrare nel tormentato mondo della malattia mentale di Janis, come se dovesse vincere una sfida con se stessa. Caparbia, dolce ma non remissiva, Lena, nei meandri dell’oscuro male di Janis, ritroverà anche quella parte di sé che era rimasta in ombra. Come è possibile intuire nello sguardo della donna dipinta nella tela dell’artista inglese, insieme al desiderio di evadere in una realtà meno dolorosa, emerge in Lena anche la speranza, o meglio la consapevolezza, dell’esistenza di una via d’uscita.

Janis, invece, non ha un solo volto: il suo sguardo muta al mutare delle condizioni interiori. Silenzioso e introverso all’apparenza, in realtà cela dentro l’anima un fuoco distruttore capace di travolgere anche ciò che più gli è caro. I suoi occhi sono chiari ma non limpidi. Il dubbio di non essere amato assume i tratti di uno stato paranoico. Gli attacchi di follia sembrano essere scatenati da un demone interiore che lascia lo stesso Janis senza più forze né volontà. Il folle musicista vorrebbe essere insensibile come un autonoma e riservare tutta la carica data delle emozioni per eccellere nella musica, ma non può farlo. L’amore fraterno è un’inspiegabile eccezione nella sua vita chiusa ad ogni legame. Janis che, nelle relazioni, conosce solo il meccanismo della distruzione, nutre sincero affetto per il proprio fratello, un affetto che è quasi una simbiosi. Se Janis tenta il suicidio è perché, a differenza di Lena, non vede una via d’uscita. Di Lena ama tutto ma è non crede alla profondità del loro legame. Probabilmente vorrebbe riproporre il modello di rapporto che ha con Adrian, ma Lena è diversa e soprattutto, suscita in lui, emozioni e pensieri diversi. Infatti Janis conosce per la prima volta la passione e ne ha paura.

Davanti all’incertezza e all’alternanza di riavvicinamenti e allontanamenti, la loro relazione sembra perdersi in un labirinto senza fine, senonché il grido delle realtà di una nuova vita in arrivo, riporta il legame sui binari della speranza. Più forte del delirio di Janis è l’apparire di una creatura che è la personificazione dell’amore, di quell’amore scevro dal tarlo del possesso, delle incomprensioni, delle delusioni. E solo quando Janis comprende la superiorità di questo amore accetta di essere ciò che è: un uomo fragile che, nonostante tutte le debolezze, può osare ad amare. È questo il punto di congiunzione delle anime, laddove anche solo per un attimo, Janis, Lena e Adrian si trovano nella più totale comprensione. Finalmente non sono più “da soli insieme”.