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Monthly Archives: ottobre 2020

Come la pioggia

Sulle montagne artiche. “Il pastore d’Islanda” di G. Gunnarsson

Gunnar Gunnarsson, Il pastore d’Islanda, Iperborea, Milano, 2016 (prima edizione) Recensione di Chiara Rantini Il pastore d’Islanda è un racconto lungo in cui si narrano le vicende di Benedikt, un uomo di 54 anni che, ormai da 27 anni, all’inizio di ogni inverno, nel periodo dell’Avvento, lascia la costa islandese dove abita per addentrarsi sugli […]

Boris Borisovič Ryžij. L’ultimo poeta sovietico e il primo di nuova generazione

di Chiara Rantini Quest’anno ricorre il ventennale della morte del poeta russo Boris Borisovič Ryžij. Molto conosciuto in patria, in Europa e soprattutto in Italia, è noto solo agli addetti ai lavori e a chi s’interessa di letteratura russa contemporanea. Poeta di un’epoca di transizione, resta ai margini proprio perché difficilmente inquadrabile in un movimento […]

“Qualcuno si ricorderà di noi”, un testo teatrale di Alessia Pizzi

Alessia Pizzi, Qualcuno si ricorderà di noi, testo teatrale, Fusibilia Libri, 2020 Ispirandosi all’antichità greca, Alessia Pizzi ci conduce in una pièce di un solo atto a colloquio con tre poetesse di età ellenistica: Erinna, Anite e Nosside. Vittime di un ingiustificato oblio, l’autrice compie la lodevole operazione di portare all’attenzione dei lettori la loro […]

Stefano Fortelli e la dark-poetry

INTERVISTA a cura di Chiara Rantini Chi è Stefano Fortelli? Quando ha avuto inizio la passione per la scrittura e perché? Ammesso che Stefano Fortelli esista, oggi è in larga parte la personalità che si evince dai suoi scritti. Ho cominciato a scrivere circa sette anni fa, ma non mi sento appassionato di scrittura più […]

COCCI DI BOTTIGLIA, silloge di Benedetto Ghielmi

Benedetto Ghielmi, Cocci di bottiglia, 2000diciassette ed., 2020 Cocci di bottiglia è la prima raccolta poetica di Benedetto Ghielmi, autore molto attivo nel panorama degli scrittori emergenti. Già dal titolo, si ha la sensazione di entrare in un mondo frantumato dove però, l’intenzione del poeta è quella di ricomporre ciò che è andato in pezzi. […]

La stanza della poesia: JOHANNA FINOCCHIARO

 

La poetessa emozionale Johanna Finocchiaro https://www.poetiemozionali.it/johanna-finocchiaro.php ci presenta alcune delle sue poesie tratte dall’ultima raccolta Clic.

Buona lettura!

 

 

SE SOLO VOLESSI

Non sei stanco di negare

Di emigrare

Sfiorare

un’anima in transito senza le gambe?

 

Non sei stanco di pesare sospiri

Di pesare i pensieri

Erigere muri,

un corpo di stoffa senza le mani?

 

Non sei affranto per queste partite

Giocate e perdute

Di certo truccate,

un breve rimorso senza le labbra?

 

Se solo volessi rispondere

A te e a nessun altro

Sarebbe come scrivere,

per penna il cuore, al centro.

 

 

L’ACQUA CHE SCORRE

Sei come l’acqua.

Sei come l’acqua che scorre. Calda, fredda. Calda, Fredda. Rovente, sovente.

Culla di civiltà perse ma non perdute. Radice di case stanche. Veraci. Imperfette. Belle:

intonaco e crepe.

Osservo dal basso la materia di cui sei fatta.

Di cui non sono fatta.

E gli altri non sanno, ignoranti.

Non lo sanno.

Che ne sanno?

Mi riconoscono, in te. Sorridono, dicendolo. Sorridi tu, credendolo.

Gracchiano, le voci, sul viso mio. Attraversano, stridendo, il tuo.

Che spessi strati di tempo hanno incrostato. Ed un giorno in più, oggi.

Ti donano tutti quanti.

Loro non sanno.

La materia di cui sei fatta.

Di cui non sono fatta.

Gelosia e fierezza nello stesso bicchiere. Amaro il suo sorso, di fiele. Scolo di getto, scolo il fiele. Percorre la gola tutta.

A te non serve.

Sei come l’acqua. Rinvigorisci, rinfreschi, ravvivi.

Senza chiedere e senza bussare, racchiusa in argini rotti.

Sei l’acqua. Che mi scorre in vena. Invano.

Vene varicose, malate, viola. Fanno male.

E fai male tu, talvolta, onda d’urto ed urto d’onda, sulle pareti deboli d’esse.

Le riempi, dondolando, come riempivi i miei occhi, freschi. Appena sbocciati. Incolori.

Di latte.

Sei l’acqua che scorre. Bollente, marchiata d’estate; gelata, scolpita d’inverno.

Levighi e rinnovi e affoghi e lenisci e distruggi. A tuo gusto, a tuo comando,

talvolta al mio, che mi ribello e cambio e camuffo quegli occhi, cresciuti dal male e marciti.

Occhi che non riempi più. Neri. Di sale.

Bruci, acqua; disinfetti ferite che son difetti. Che son pazzia.

Impavida, senza elmo, segnata la carne tua dalla vendetta mia.

Guida maldestra, sovversiva maestra, unicorno di mare.

Ti seguono ancora quegli occhi neri sul cammino, a tratti tracciato, secco;

il sale, intanto, cade.

Perché? Istinto. Sopravvivenza.

Sei l’acqua.

E calda e fredda son io, come e per te.

Sei.

Bollente. Gelata.

Mi scappi di mano ma resti. A piccole gocce, piccola vita. Stremata, nei deserti,

anche allora, rischio.

Avventure già morte in partenza.

Eppure resti. Mi aspetti. Mi salvi. A piccole gocce, piccola vita.

Sei come l’acqua che scorre.

Scorri.

È amore

 

 

CLIC

Ho una madre. Un padre. Un fratello. Un nipote. Un tetto, un libro in testa, un libro in mano;

ho due mani.

Un gatto, grande e robusto, nero, un letto, tre sogni a dir poco.

Quattro o cinque a dir il vero.

Ho un Dio che mi ha creata a Sua immagine e di cui non ho sembianze.

Ho un tamburo che danza rituale e sbraita meschino di notte.

Ho un mondo. Il più delle volte, le volte buone.

E ricordo a me stessa quel mondo. Dovrei amarlo. Dovrei sentirlo. Dovrei staccarmi da terra, messaggera alata

e trovarlo.

Il panorama autentico, scevro d’egoismo. Mio. Mitologico.

Volare sopra di me, senza di me, concentrare la vista sul fuoco.

La scintilla: palesemente necessaria.

Ma proprio non può, no, prendersene merito. Della luce. Che da quella partenza cresce e muta e si ribella. E va, evaporando.

Io, io non lo posso fare. Non più. Comincio a capire.

E a fuggire dalla luce, lei, mia, che rendo buia perché buia sono. Ancora senz’ali.

Non sento niente e non so perché.

Umana compassione cercasi.

E le tragedie, anch’esse, non turbano. Non urtano. Le viscere non mi pungono.

Ma neppure son pazza, oggi, non son io quella pazza.

Un clic. Qualcosa in me ha fatto clic e non ritorna. Indietro.

Sciolgo i capelli, fili spezzati di un nastro nero alla luce di luna.

Dicembre comincia e prosegue la nenia.

Anemica di cuore, anemica d’amore.

La rima non é originale. La rima non era prevista.

Frugo e scavo e graffio ma non trovo. Quel geniale modo, il migliore, di confessare. Confessare.

Confessare che non sento niente e so perché.

Clic

 

La stanza della poesia : BARBARA GABRIELLA RENZI

Ci sono periodi della mia vita in cui scrivo solo poesie. I versi mi rincorrono dovunque vada e permeano le mie giornate. Sono un alter ego che mi spiega la vita. In altri periodi scrivo storie brevi, soprattutto per bimbi. Adoro anche dipingere e dipingo le mie emozioni lasciando ai colori dettare la forma delle mondo. Ho studiato filosofia e psicologia. Sono una terapista cognitivo comportamentale e di tipo integrativo. Mi piace vivere vicino al mare, perché la sua canzone mi culla e mi calma.”

Barbara Gabriella Renzi, poetessa emozionale  (https://www.poetiemozionali.it/home.php) è nata a Nuoro nel 1972 e cresciuta a Roma. Scrive poesie e storie brevi.

Ha scritto fin da quando era una bimba. La sua prima storia s’intitolava “Marzietto e Marzieto: i due fratelli stellari”. Aveva sette anni. Con la casa editrice PAV edizioni ha pubblicato “Storie di Donne” e “Scaglie di Sapone”. Il primo libro prende spunto da foto di donne comuni per raccontare storie di coraggio e non comuni. Ogni storia inizia con dei versi poetici, che descrivono in sensazioni il fulcro del racconto. “Scaglie di Sapone” è un breve romanzo poetico, racconta la storia di Sara, una donna di cui conosciamo solo le emozioni, ma non i fatti che le accompagnano, e di cui sappiamo che hai capelli rossi. Forse conosciamo Sara più intimamente di altre donne.

Barbara con Ensemble edizioni ha pubblicato “Storie stellari”, una serie di storie per bambini e bambine: storie fantastiche che hanno, però, le loro radici ben piantate sulla Terra e insegnano i valori della pace, dell’amore per il prossimo.

Donna. Filari d’alberi in voci, Edda Edizioni. 2019, è il suo ultimo libro di poesie.

Questo libro nasce da conversazioni con molte donne: donne che ho incontrato sull’autobus, amiche di penna e conoscenti. Noi donne, a volte, ci raccontiamo storie e le storie racchiudono emozione. Ogni emozione che mi è stata trasmessa si trova qui, disegnata in queste parole, come per conservarla e non lasciarla scivolare come acqua saponata. Ogni poesia racconta una storia tramite le emozioni, una storia di donna per formare un quadro tridimensionale, una scultura di noi donne.

Ogni pennellata è un silenzio che vibra, una voce che sussurra: insieme formano un coro polifonico e una voce che si spande in onde, che viaggia fra le correnti del mondo, sperando di essere colta e fermata. E chi se non una donna qui a cogliere il fiore nel coro silenzioso di mille voci?

Un libro per viaggiare insieme su una piccola imbarcazione di carta forte abbastanza per cavalcare i venti. Ora le voci si chiedono se tu le ascolterai.

 

Lo sguardo

 

In sordi angoli muti

In chiari occhi tremuli

In orli d’orizzonti

In onde striate

In nenie di clessidre

In polvere antica

In musiche mute

In silenzi opachi

In foglie grigie

Osservi.

 

 

INTERVISTA : Il mio approccio alla poesia e le tematiche di “Un paradiso per Icaro”

Nel link sottostante una mia intervista sul blog MEGLIO DI NIENTE in cui affronto temi legati alla pubblicazione della silloge “Un paradiso per Icaro” .

Ringrazio Barbara Gabriella Renzi per aver formulato domande così interessanti e stimolanti che hanno suscitato risposte di questo genere:

“Scrivere è il mio modo di comunicare, con me stessa inizialmente e poi con il mondo esterno. Senza la scrittura non avrei punti di riferimento. Quindi è vitale.”

Buona lettura!