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Come la pioggia

Sulle montagne artiche. “Il pastore d’Islanda” di G. Gunnarsson

Gunnar Gunnarsson, Il pastore d’Islanda, Iperborea, Milano, 2016 (prima edizione) Recensione di Chiara Rantini Il pastore d’Islanda è un racconto lungo in cui si narrano le vicende di Benedikt, un uomo di 54 anni che, ormai da 27 anni, all’inizio di ogni inverno, nel periodo dell’Avvento, lascia la costa islandese dove abita per addentrarsi sugli […]

Boris Borisovič Ryžij. L’ultimo poeta sovietico e il primo di nuova generazione

di Chiara Rantini Quest’anno ricorre il ventennale della morte del poeta russo Boris Borisovič Ryžij. Molto conosciuto in patria, in Europa e soprattutto in Italia, è noto solo agli addetti ai lavori e a chi s’interessa di letteratura russa contemporanea. Poeta di un’epoca di transizione, resta ai margini proprio perché difficilmente inquadrabile in un movimento […]

“Qualcuno si ricorderà di noi”, un testo teatrale di Alessia Pizzi

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Stefano Fortelli e la dark-poetry

INTERVISTA a cura di Chiara Rantini Chi è Stefano Fortelli? Quando ha avuto inizio la passione per la scrittura e perché? Ammesso che Stefano Fortelli esista, oggi è in larga parte la personalità che si evince dai suoi scritti. Ho cominciato a scrivere circa sette anni fa, ma non mi sento appassionato di scrittura più […]

COCCI DI BOTTIGLIA, silloge di Benedetto Ghielmi

Benedetto Ghielmi, Cocci di bottiglia, 2000diciassette ed., 2020 Cocci di bottiglia è la prima raccolta poetica di Benedetto Ghielmi, autore molto attivo nel panorama degli scrittori emergenti. Già dal titolo, si ha la sensazione di entrare in un mondo frantumato dove però, l’intenzione del poeta è quella di ricomporre ciò che è andato in pezzi. […]

Prima divag-azione in Fase 2 – La valle del torrente Terzollina

È questo il primo giorno di libera uscita. Finalmente sono autorizzata ad andare incontro ai boschi, ai torrenti, ai fiori e agli alberi per abbracciarli anche solo con lo sguardo. Questa mattina sono emozionata come una bambina al primo giorno di scuola.

Credo di aver perso l’abitudine al cammino, ma il corpo mi contraddice ricordando perfettamente ogni meccanismo del buon funzionamento.

Prima di raggiungere il “paradiso”, come sempre avviene nella vita, devo attraversare gli ultimi lembi di civiltà: poche strade di periferia pressoché deserte, radi volti nascosti dalle mascherine celesti.

Quando giungo al ponte sul torrente, in modo automatico, levo gli occhi al monte: benché circondato da nuvole minacciose, lo sento accogliente.

Il torrente Terzolle nasce sulle colline poco sopra Careggi, nella periferia nord di Firenze laddove la città cede il posto alla campagna. Fino a qualche anno fa era in stato di abbandono, ora dopo un ottimo intervento, è tornato a vivere grazie alla presenza di numerose anatre e aironi.

Passato un secondo ponte mi avvicino trepidante alla bellissima cascata non lontano dalla Loggia dei Bianchi, piccolo oratorio del secolo XVI che da più di 40 anni versa in condizioni critiche. Sento lo scrosciare a distanza e il mio cuore batte più forte per l’emozione.

La cascata è stupenda come sempre, e il suo veloce fluire evoca in me lieti ricordi d’infanzia. È alimentata dal Terzolle e dal corso di un suo affluente che in estate è in secca. Il panorama che si vede da qui è quello tipico toscano con prati, olivi alternati a boschi cedui.

Superato un altro piccolo oratorio risalente anch’esso al XVI secolo, la strada comincia a scendere riavvicinandosi al corso del torrente. Non sembra di essere ad un passo dalla caotica città; il Terzolle scende spumeggiante saltando sui massi e formando delle piccole rapide come se si trattasse di un corso d’acqua di montagna.

Mi soffermo a guardare estasiata il miracolo dell’acqua, un canto che riappacifica ogni disarmonia dell’anima.

Questo è il punto della confluenza con un’affluente molto importante, il Terzollina la cui valle si apre poco più avanti oltre un ponte che si affaccia sul suo corso.

Lascio la strada asfaltata e seguo una larga carrareccia. Respiro il profumo del bosco e sento che mi fa bene nel corpo e nell’anima. Ci sono ancora le pozzanghere frutto delle recenti piogge, le nuvole e il vento concorrono a rendere magica l’atmosfera. Nel silenzio odo il richiamo delle ghiandaie e le vedo volteggiare oltre le cime degli alberi.

Un sentiero a lato della via scende al torrente. La traccia prosegue oltre il corso d’acqua ma non è facile passare dall’altra parte: i sassi su cui poggiare i piedi sono scivolosi e irregolari.

L’acqua brilla un istante mentre il sole buca per un attimo l’oscurità dei nembi. Sono in una forra e l’aria è molto più fresca.

Osservo tutto lo splendore del luogo con un’avidità a lungo repressa e vedo che non sono sola: in una pozza dove la corrente non arriva, ci sono decine di girini che aspettano il loro tempo.

Medito e comprendo che nella loro fragilità c’è una grandissima forza, un moto contrario alla rassegnazione. Cerco di trarne un esempio di vita e ritorno sulla via maestra. La strada sterrata termina presso alcune case ma in compenso la valle si allarga su un bellissimo prato ricco di fioriture primaverili. Tra le tante, svetta, orgogliosa, una purpurea orchidea.

Tuona in lontananza. È tempo di tornare indietro. Sento che il mio tempo ha avuto la pienezza che desideravo e questo mi appaga.

Il torrente mi saluta con il suo canto. La primavera è sempre un inizio.

 

 

 

Chiara Rantini, 1 maggio 2020

 

LE FOTO DEL PERCORSO

Loggia dei Bianchi

Panorama sul Monte Morello

Il torrente Terzolle

La valle del torrente Terzollina

Percorrendo la via nella valle

In attesa di crescere…i girini

Musica in valle

Fioriture

Terra rossa

 


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